L’8 Febbraio 2013 l’Oro era a 1668 USD. Il giorno dopo era stato pubblicato sul blog un post “Il Cigno Nero” da cui riporto: “Ci sono anche classi di asset (assimilabili alle aree geografiche) dove per molti anni non si è verificato nessun evento sismico. Due esempi, importanti e sui quali riflettere, sono Oro e T-Bond decennale…“. In quel momento l’Oro era già fuori da mesi dai Portafogli Modello pubblicati su cicliemercati.it ma è da allora che è partito il calo peggiore da oltre un decennio, che ha portato a 1180 USD. Lo stesso indicatore “Black Swan”, che ne aveva individuato la potenziale vulnerabilità, si è impennato in qualche mese a livelli che nel passato – come si vede dai grafici – si ritrovano solo in prossimità di minimi importanti.
Ancora più significativa la posizione delle azioni aurifere. Non solo esse non hanno beneficiato se non in modo marginale e discontinuo dell’enorme rialzo dell’Oro, ma hanno pesantemente sottoperformato sia lo stesso metallo che lo S&P500. Per questo motivo sono sempre stato estremamente cauto sulle stesse, anche nei momenti in cui l’Oro saliva.
Non entro nel merito delle cause del calo ma solo del fatto in sé. Su tutti questi strumenti pende ora un buy signal computerizzato di lungo termine, sia in termini assoluti che nei vari spread. Il segnale non scatta ancora per il semplice motivo che il modello è programmato per evitare i colpi di coda che spesso accompagnano le conclusioni dei cali violenti e quindi “non” cerca i minimi. Ma le precondizioni per vedere le azioni aurifere e l’Argento, forse ancor più che l’Oro stesso, sovraperformare nei prossimi 3-5 anni quasi tutte le altre classi di asset ci sono tutte.
L’arte della pazienza e la disciplina dello star fuori da due mercati correlati, uno che aveva generato segnali di uscita e che da troppo tempo non scendeva e l’altro in caduta libera, hanno trasformato in qualche mese il rischio in valore e opportunità. Magari ci vorranno mesi prima che questo valore si trasformi in azione concreta di mercato, ma sicuramente a questi livelli il downside di oro, argento e titoli auriferi, cioè il rischio al ribasso, a differenza di molte altre classi di asset, è considerevolmente ridotto. Tra questi asset che vanno considerati a rischio restano in primis i bonds, che proprio nella pervicacia con cui sono stati acquistati e sostenuti nonostante il cash flow minimale che hanno progressivamente generato trovano la propria debolezza; e le azioni USA, che benché possano avere ancora spazi marginali sono ormai per molti aspetti oggettivi in bolla speculativa conclamata, a livelli superiori rispetto al 2007 e paragonabili per livello maniacale solo a 1929, 1987 e 2000. Qualunque sia lo scenario che attende economie e mercati nei prossimi mesi, molto meglio, a questi livelli, beni reali, BRIC e Emergenti (azionari, si intende). Le tempistiche in cui questi indubbi patrimoni di valore e disvalore si riverseranno sui prezzi, come sempre, sono a totale discrezione dei mercati: ma non sono certo così lontane come parte dell’establishment tende a far credere. Buona Estate a tutti.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.