Film – “Anime Nere” (****1/2)

“Anime Nere”, film di Munzi giustamente osannato a Venezia, è la storia di tre fratelli in una famiglia della ‘ndrangheta Calabrese e delle loro diverse attitudini che portano alla tragedia shakespeariana finale: una discesa agli inferi senza risalita che sfrutta il clichè malavitoso ma parla del male endemico a una famiglia, del suo micidiale funzionamento, più in senso allargato del male di una società, forse dell’umanità tutta.
Lotte per il potere, tradimenti, cose ancestrali tramandate di generazione in generazione, inestirpabili  come le erbacce maligne che crescono e ricrescono sul tessuto sano. Luigi, lo spacciatore internazionale, il vero duro, il vendicatore dei torti subìti familiari, il vero capo famiglia; Rocco, pronto a sfruttare i vantaggi e a rispondere al richiamo del clan, lui che se ne sta nella Milano pre-Expo con la sua bella moglie dell’Est, così lontana dalle donne dell’Aspromonte; Luciano, il fratello maggiore che vorrebbe una vita onesta con l’allevamento delle sue capre, come se l’innocenza fosse possibile nelle terre ispide e riarse dell’Aspromonte dove l’appartenenza al clan è cosa del sangue.
Il film mostra come la mafia – comunque la si voglia chiamare – sia endemica, insita alla famiglia e al crescere di tutte le ramificazioni del paese-villaggio sociale. Alla mafia siciliana, nella percezione comune sovrastà la cupola che tutto contiene, il principio fondante dell’organizzazione: qui invece ci sono le ‘ndrine, ognuno per sé, piccoli nuclei in lotta perenne l’un con l’altro, in tutto e per tutto. La futilità di un pretesto, come nel figlio di Luciano che spara sulla saracinesca del clan-famiglia rivale per motivi di  comune sgarbo fra ragazzi, scatena conseguenze  inesplicabili e tragiche.  Il male si fa sistema, il non fidarsi, il tradimento si mostrano in seno alla famiglia fino alla carneficina finale  solo apparentemente inaspettata e degna del teatro Elisabettiano. Nessuna speranza: anche le parole del prete sono un sottofondo in dissolvenza a queste latitudini. Il male è  lì a potata di mano ed è immane e  intragenerazionale, nessuna via d’uscita, solo rappresentare come fa Munzi, nessun  apologo morale e anche il il fratello buono, Luciano, non sfugge alla logica del sangue nel suo slancio morale  finale. “Anime Nere” non racconta solo una tragedia familiare, ma anche un modo di pensare, un dramma tra l’equilibrio raggiunto dai padri e il nichilismo del giovane cresciuto con quel disperato bisogno di identità che finirà per compromettere tutto. Nella scelta suicida e stupida di Leo (ammesso che per stupidità si definisca un comportamento irrazionale che nuoce agli altri e a sè stessi) si possono rileggere i comportamenti di giovani uomini e donne che vogliono tutto e lo vogliono subito, e non capiscono perchè altri hanno ciò a cui loro devono rinunciare, e sopra ogni cosa passano per affermare il loro solo desiderio di esistere. Munzi non dà lezioni, pare quasi che finga di sospendere il giudizio, il suo punto di vista appare neutrale e rispettoso per un mondo atavico ma non primordiale, capace di attendere, e non a caso destinato alla dannazione quando l’urgenza di velocità del moderno contamina il più giovane e il più debole della famiglia. Lo Stato, la Chiesa, le istituzioni, si muovono sulla scena di Anime nere come comprimari, statuine di presepe che ripetono meccanicamente i gesti di scena: la perquisizione, l’omelia restano sullo sfondo, routine di chi all’azione è e vuole restare estraneo, rinunciando a capire, muovendosi con fin troppa cautela all’interno di percorsi predeterminati che restano alieni. Le dinamiche del dramma si svolgono altrove, ed è in quell’altrove che Munzi trasporta lo spettatore. La tragedia si consuma in un mondo dove i nostri concetti moderni e hollywoodiani di buono e di cattivo non esistono più, sfumati in un dramma ancestrale.
Film senza fronzoli, asciutto, certamente poco facile, molto bello: solo per adulti non impressionabili. Da vedere.
* = INGUARDABILE
** = MEDIOCRE
*** = BUONO
**** = DA VEDERE
***** = GRANDE FILM
****** = CAPOLAVORO ASSOLUTO
Film – “Anime Nere” (****1/2) ultima modifica: 2014-09-27T14:08:32+00:00 da Francesco Caruso