A chi ha voglia di seguirmi in questo breve viaggio nei numeri, chiedo un piccolo sforzo. Sarà ricompensato.
La tabella qui sopra inquadra in maniera semplice e inequivocabile, al di là di tante parole, l’andamento e i rendimenti (espressi in Euro) dei mercati finanziari dal 1999 a fine Giugno. Se si tiene conto delle elevatissime barriere all’entrata (liquidità, comprensione, limiti, vincoli ecc.) degli hedge funds, solo i bonds in questi 18 anni hanno difeso il potere di acquisto reale dell’investitore, tra l’altro con uno Sharpe ratio (rapporto fra rendimento medio annuo e volatilità) superiore a uno.
La combinazione migliore in questi ultimi anni, in termini di efficienza, è stata data da un benchmark composto dal 90% di bonds e 10% equity. Le borse dal ’98 hanno reso pochissimo, anche tenendo conto dei dividendi, con una volatilità altissima. Certo è che se avessimo fatto questa tabella nel 2000, i risultati sarebbero stati radicalmente diversi, con l’equity regina assoluta (e fuori da ogni standard deviation storica: quindi chiaramente sopravvalutata) e gli altri assets ben distanti. Questa è la dimostrazione che il passato va osservato a fondo, studiato e conosciuto per evitare di cadere nei soliti triti luoghi comuni (le azioni fanno meglio dei bonds nel lungo periodo bla bla bla… il lungo periodo – diceva giustamente John Maynard Keynes – è quello in cui siamo tutti morti), ma anche per comprendere che il passato non può in alcun modo essere una chiave assoluta per leggere il futuro. Nessuno può prevedere nulla: si può solo cercare di comprendere l’oggi, il famoso “hic et nunc”, attraverso un disciplinato esame di realtà. Tutto si muove in cicli e la negazione di questa realtà porta a gravissimi errori.
Un gravissimo errore è ad esempio quello di pensare che i bonds governativi possano rendere in futuro quanto hanno reso in media negli ultimi anni, perche il loro reddito (ai minimi storici e in molti casi in Europa negativo) in questo momento semplicemente rende questa aspettativa matematicamente irrealistica.
Cosa sta succedendo in questo 2016? Che le cose vanno grosso modo alla rovescia rispetto alle aspettative di fine 2015. Ecco di seguito le tavole di rendimento di mercati azionari, mercati obbligazionari e commodities.
Anche nel post-Brexit le cose vanno in modo piuttosto strano.
Ma la cosa più strana di tutte è che l’asset migliore degli ultimi anni, quello che avrebbe veramente salvato tutto nei momenti difficili, non ce l’ha in portafoglio quasi nessuno, ad eccezione di pochissimi investitori e gestori illuminati.
Non si può certamente avere un portafoglio composto da solo oro. Ma l’ostracismo del sistema verso l’oro, spesso irriso, ha la sua origine nel semplice fatto che come asset gestito l’oro non può essere caricato di costi (di gestione) e quindi non “rende” nulla. Trattasi, tra l’altro, di asset che al momento ha un reddito (zero) più alto di tutta la curva obbligazionaria governativa tedesca fino ai 10 anni.
Perchè l’oro è salito? Non certo perchè lo “acquistano i gioiellieri indiani”, come viene ingenuamente scritto in qualche report. L’oro è salito e sale perchè nel silenzio più assoluto lo acquistano importantissime banche centrali (non quelle occidentali, che sono già piene d’oro e sono al massimo venditrici) e perchè è una valuta alternativa alle politiche di allagamento monetario delle Banche Centrali. I dati lo provano.
I due grafici che seguono, che quasi certamente non avete mai visto pubblicati su qualche giornale, sono altamente esemplificativi al proposito.
Meditate, investitori, meditate.
Nel frattempo, i nostri semplici Portafogli Modello – che sono regolati da un algoritmo che ogni tanto l’oro lo vuole, ogni tanto no – hanno avuto un Giugno straordinario e sono a una media di rendimento del +5.59%. Sui mercati, verba volant sed numeri manent.
E questo, per finire, è il rendimento 2016 dei titoli del FTSE MIB:
Un titolo che perde il 75% deve quadruplicare solo per tornare al punto di partenza. Buona estate e buon investimento a tutti.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.