La mano si è fermata tante volte prima di scrivere queste parole e la mente ha riflettuto molto a lungo. Per certi versi detesto me stesso per uscire mio malgrado una volta dall’ambito che mi compete, che è quello puramente tecnico. Ma non ne riesco a fare a meno. Quello che ho sentito in questi giorni riguardo allo spread (e non solo) va oltre alle mie personali capacità di sopportazione e devo dire che spero vada anche oltre alle vostre. Non entro neanche nel merito del profondo ribrezzo che come italiano mi hanno fatto tutte le dichiarazioni che ci riducono a un popolo di buffoni: e la cosa triste è che noi stessi facciamo ben poco per levare a loro questa impressione perché continuiamo a comportarci esattamente così, come coniglietti FB. Anche se in verità siamo un popolo enorme, pieno di coraggio, di genio e di amore e anche – lo sappiamo tutti – di pigrizia, qualunquismo e sregolatezza.
Ma la cosa più subdola è come tutto l’establishment stia cercando di vendere la questione dello spread a un popolo che chiaramente non conosce le cose per come stanno ma subisce questa specie di Onda Anomala di informazione e terrorismo psicologico che si è alzata e si è riversata su tutti noi in questi giorni. La ragione, o meglio la faglia che ha causato questa onda anomala è molto semplice.
È il rischio che l’esperimento italiano andasse bene.
Provate a immaginarvi che cosa sarebbe successo in Europa se, dopo un decennio di vita passata nel terrore del post crisi, si fosse scoperto che una politica iperespansiva come quella progettata dai cosiddetti populisti italiani potesse avere l’esito di migliorare la crescita e migliorare le condizioni economiche e sociali del paese. Un disastro immane in termini di comunicazione per chi – su questa teoria – ha costruito un dominio economico totale. Misurato in base alla reazione, questo rischio era evidentemente concreto.
Da queste stesse righe, nei tre anni passati, chi scrive ha esortato gli investitori a riflettere sul fatto che da un punto di vista puramente matematico (e quindi senza parlare né di crisi, né di altre problematiche) i tassi di interesse in Europa non potevano restare dove erano e cioè sotto zero. Invito chi vuole a rileggersi questi post, scritti – come si dice – “in tempi non sospetti”:
- Eutanasia dell’investitore senza utilità | 24 aprile 2015
- Rimetti a noi i loro debiti | 22 maggio 2016
- L’elefante nel salotto | 16 marzo 2017
Se tu fornisci droga a volontà alla piazza, poi hai un problema molto grosso quando vuoi levare la droga o almeno diminuirla: e cioè la piazza si può rivoltare. Levare la droga dei tassi zero all’economia europea avrebbe significato quindi creare dei disagi enormi a una classe di governo che sapeva perfettamente che questo tipo di ripresa economica non sarebbe stata sostenibile in una fase di tassi in salita: e quindi, esaurita la fase di riassorbimento della carta dal sistema bancario messa in atto col QE, che cosa c’era di meglio che non dare la colpa a qualcuno? Questo è quanto.
I messaggi sono molto semplici e sono due. Il primo è che questa solenne esagerazione e terrorismo psicologico che c’è sull’Italia in parte verrà rimessa a posto una volta che l’establishment avrà avuto quello che voleva e cioè un governo tecnico, per cercare di andare ancora avanti e cercare di ottenere nelle prossime elezioni quello che è palesemente sfuggito in questa. Ma più la pausa tecnica sarà lunga, più il Calvario sarà duro. I tassi a lungo elevati fanno immensa gola agli investitori istituzionali che boccheggiano. Ma l’investitore deve riflettere, perché comunque sia la pacchia dei tassi zero è finita: ed è finita per molto tempo. Stiamo vivendo quello che si chiama un minimo generazionale dei tassi di interesse in Europa. Ricordo a tutti che prestare dei soldi significa prendersi dei rischi nei confronti del debitore: e una delle basi dell’economia è che i rischi vanno remunerati adeguatamente. L’America lo sa e ormai ha un differenziale rispetto all’Europa di quasi 3 punti: questo innesca un inevitabile meccanismo di riequilibrio che passa o dal cambio o dai tassi europei. Quello che non hanno voluto o non vorranno fare i politici, lo faranno i mercati.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.