La base di questo articolo sono i due post sulla “Meccanica base delle bolle finanziarie”, che trattavano della natura delle bolle (parte prima) e in particolare dell’esistenza di una serie di bolle sui mercati (parte seconda). Molti nodi stanno venendo al pettine.
RISACCA
“La corrente di risacca (dallo spagnolo resaca), detta anche di riflusso o di ritorno, è un tipo di corrente marina molto pericolosa.
Si tratta di un intenso flusso d’acqua causato dal moto ondoso del mare, che si forma davanti alla spiaggia. L’accumulo d’acqua lungo la costa provoca un aumento di pressione, che deve essere compensato da un flusso di ritorno che si dirige dalla riva verso il largo ad elevata velocità, trascinando con sé tutto ciò che incontra.” (Wikipedia)
Lo stupore è che pochi sembrino accorgersi davvero di quello che sta succedendo, ma non a livello italiano, a livello globale: scende tutto quello in cui si investe di solito. Questa è l’onda di risacca di un ciclo durato quasi 10 anni – 113 mesi, ormai a soli sette mesi di distanza dal record assoluto del ciclo terminato poco prima delle Twin Towers, nel 2001 – e governato, innescato e perpetuato unicamente dagli stimoli monetari che sono seguiti alla Grande Crisi del 2008-2009 (in Europa anche alla crisi dei debiti sovrani del 2011-2012) e da una spinta senza precedenti verso la massificazione del consumo personale a debito (iperconsumismo).
QUATTRO STADI
Ci sono stati quattro stadi.
- Nel primo (2009-2011) c’è stato un “return to the mean” positivo di asset massacrati dal Grande Orso 2008-2009.
- Nel secondo (2012-2015) ci si è approfittati a man bassa della liquidità delle Banche Centrali.
- Nel terzo (2016-2017) è partita la speculazione = criptovalute, FAANG, small caps ecc.
- Ora, nel quarto, i rendimenti di tutto si sono appiattiti, poi sono scesi sotto lo zero e la liquidità sta tornando indietro, per ora con relativa calma: negli USA spinta da una ripresa vera anche se molto sotto agli standard storici, in Europa assorbita dai consumi e dai debiti pubblici.
SCENDE TUTTO
E questo è quello che succede:
- Scendono le borse europee, da molti mesi in Bear Market.
- Scendono le obbligazioni: quelle USA perché salgono i tassi, quelle europee perché forse saliranno i tassi ma intanto sale la tensione.
- Crollano le criptovalute: un disastro annunciato ma mascherato dall’euforia della novità.
- Crollano i grandi ConsumerTech USA, esemplificati dai FAANG.
- Cominciano a venir giù anche gli indici USA, i più resilienti e di gran lunga i più efficienti: tra -10% e -15% dai massimi e in zona rossa sull’anno, anche loro.
- Crolla il petrolio.
- Scendono molte commodities.
- Scende da Dicembre 2017 la Fiducia del Consumatori europea: l’Europa è tecnicamente sull’orlo di una recessione, manca all’appello solo una discesa dell’occupazione.
- Scendono tutte le strategie passive ma anche quelle direzionali.
LE RISPOSTE SBAGLIATE
Questa è la realtà dei numeri. In questo quadro di erosione graduale, una specie di maelström finanziario, il Grande Assente è un bene-rifugio: nemmeno l’Oro riesce per ora a riprendersi, dovrebbe superare stabilmente quota 1250 per dare un primo segnale affidabile.
Anche il venir meno della stagionalità positiva di questa fase dell’anno ha dato il suo piccolo contributo. Tutti si aspettavano – e stanno ancora aspettando – un rally salvifico che non vuole arrivare. Qual è il punto critico di questa situazione? E’ che questo anno che sta finendo, difficilissimo, ha creato negli investitori (non solo privati) una forma di distacco dalla realtà, acuito da due fattori: il mantra della Crescita Economica (che in Europa si è rivelato un bluff clamoroso) e il miraggio della Salita Perpetua della borsa USA, in particolare dei titoli più conosciuti come le varie Facebook, Apple, Amazon, Google, Netflix (i FAANG).
Il rifiuto della realtà (molti mercati scendono da molti mesi) e l’affidarsi a un concetto deleterio in finanza quale la Speranza, stanno portando verso una sindrome classica e già trattata su questo blog: la Sindrome dello Struzzo = il pericolo esiste ma se mi rifiuto di vederlo scompare.
Il pericolo invece non scompare per niente, il leone (la fine d’anno in rosso) è lì e sta arrivando. Il vero problema, questa volta, è che non ci sono cespugli dietro cui nascondersi, o meglio ce n’è uno (ancora: fino a quando?) che sarebbe il Dollaro, che rende sul breve una vera esagerazione, quasi il 3%, visto quello che passa il convento.
Non ci sono morali e non ci sono soluzioni. In questo momento il “buy on dips”, che è stato un altro dei Grandi Mantra creati dall’inondazione di liquidità (di cui questo calo collettivo e senza veri precedenti nella storia recente dei mercati è l’onda di riflusso), ha perso grande parte del suo appeal. Manca tuttavia quel “disgusto per i mercati” che in gergo psicotecnico si chiama “capitolazione”, che si è sempre visto alla fine delle discese importanti e subito prima delle inversioni al rialzo. Può darsi che arrivi a breve, magari a brevissimo, ma per ora non ve n’è traccia. La storia, peraltro, insegna che questo tipo di movimenti crea successivamente grosse opportunità per chi sa mantenere il sangue freddo e usare strumenti e statistiche a proprio vantaggio.
Chi scrive questa nota ha vissuto giorno per giorno, sulla propria pelle, trent’anni di mercati: qui nessuno può scagliare la prima pietra e in queste situazioni non ci sono vincitori ma solo sopravvissuti, vince chi perde di meno, ma sono pochissime le volte in cui è stata percepibile una frattura così netta tra realtà dell’andamento dei prezzi e psicologia globale dominante, segnata dal rifiuto e anzi votata sempre di più all’aggressività per contrastare le perdite. Bastano un paio di sedute di segno positivo per far gridare al minimo, mentre i minimi (ottimo esempio: quello del 2016 dopo Brexit e Trump) si creano nell’avvilimento. La negazione non è mai stata un bel segno e comunque basta ragionarci sopra per comprendere le potenziali conseguenze.
Per chi ne vorrà discutere a fondo, e questo è un frangente delicato ma molto interessante, sono ancora aperte le iscrizioni ai due bellissimi eventi free organizzati insieme a Webank, il 27/11 a Firenze e il 5/12 a Verona.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.