Chi non conosce la storia è destinato a ripeterla.
90 anni fa, il 24 Ottobre 1929, la borsa USA faceva registrare il massimo storico dell’indice Dow Jones Industrials, 216. Meno di tre anni dopo, nel Giugno 1932, lo stesso indice era a 32, con un calo di oltre l’85%. La crisi – inizialmente puramente finanziaria – della borsa americana produsse un effetto a catena tremendo sull’economia reale che mise il mondo in ginocchio.
Il Premio Nobel Robert Shiller, autore del bellissimo libro “Euforia irrazionale” (Irrational Exhuberance) dove spiega la genesi e i parallelismi tra le varie crisi finanziarie, arriva alla conclusione che gli eccessi di quei momenti furono figli di una serie di concause, tra cui l’inerzia e in certi casi l’avallo del Governo USA, la grande facilità di accesso alla speculazione e quindi alla leva, un clima diffuso di euforia e l’assenza di strumenti di protezione. Quella crisi, nata in borsa, sfociò progressivamente nei totalitarismi che innescarono la Seconda Guerra Mondiale.
Da allora molte cose sono cambiate, anzi quasi tutto tranne la psicologia umana nei confronti di un fattore molto delicato: i soldi. E’ straordinario vedere come il mondo ormai si muova su un piano di sviluppo tecnologico e scientifico su tanti piani e invece spesso resti ancorato a una serie di pregiudizi quando si parla di risparmio e di investimento.
Le crisi sono sempre esistite, si sono ripetute anche dopo il 1929-1932, come si vede dal grafico: quella però è rimasta di gran lunga la più pesante. La borsa USA peraltro ha sempre recuperato le perdite ed è sempre tornata a nuovi massimi, anche se a volte ci ha messo anni. Il trend, chiaro (la linea gialla), è verso un allungamento del ciclo economico e quindi una rarefazione delle crisi. Tutte le crisi hanno un’origine, endogena o esogena, il cui impatto appare in tutta la sua portata solo DOPO l’avvio della crisi. La capacità di intervento coordinato delle Banche Centrali è infinitamente aumentata. Il ciclo attuale (la linea bianca che sale) è il più lungo di sempre. Ma non dimentichiamoci le lezioni del passato. Noi studiamo i cicli e crediamo che abbassare la guardia non sia una buona strategia.
Pochi mesi dopo la fine della crisi, nel 1933, uno straordinario visionario di nome Walt Disney produsse un cartoon-capolavoro di 9 minuti circa che passò alla storia e che è stato probabilmente uno dei più visti di sempre, “I tre porcellini”. Visto con uno spirito legato all’epoca, questi 9 minuti appaiono come una allegoria perfetta dello sviluppo della crisi borsistica del 1929-1932, con i tre porcellini simbolo delle tre tipologie (investitori prudenti, investitori aggressivi, speculatori). Investitori aggressivi e speculatori ballano (= l’euforia sul top) senza paura del lupo-recessione, che però quando arriva li attacca e spazza con un soffio le loro case-investimenti e si arresta, dopo un violento attacco, solo di fronte alla casa di mattoni (l’investitore prudente).
Provate a riguardarlo e a rileggerlo sotto questa luce. Peccato non poter chiedere all’autore il suo punto di vista. Oggi tutto è cambiato e situazioni come il 1929 sembrano impensabili e a dire il vero sono comunque molto lontane sotto tanti aspetti da quella attuale. Ma è opportuno non dimenticare: perché chi non conosce la storia è destinato a ripeterla. Anche se ogni volta in modo diverso.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.