Quanto è sano e quanto non lo è in questi mercati, giunti con il fiatone al 26simo mese di rialzo dai minimi del 2009? Proviamo a capirlo. Questo grafico, che continuo a riproporre e che mostra il livello di leva (credito meno debito) del NYSE, racconta una storia precisa. La leva finanziaria si sta avvcinando a quella – poi dimostratasi insostenibile – raggiunta sui picchi del 2000 e del 2007. Di più: la struttura del movimento di avvicinamento è la stessa. Prima tappa sul livello indicato nel grafico come DEFCON 2, seguita da una correzione importante (1998 – 2006 – 2010) e allungo finale verso il top. Questa è semplice osservazione acritica della realtà. Una realtà molto più importante delle opinioni. Il significato di questo grafico è che questo rialzo, come i due che lo hanno preceduto, è stato di fatto finanziato dalla politica monetaria degli USA. Quando finirà, per qualunque motivo, questo finanziamento, finirà il rialzo. Perché non esiste, tranne che nel Mondo delle Fatine Rosa, un rialzo sostenuto dalla leva speculativa e non dai fondamentali. I bonds USA stanno salendo – e i tassi di mercato stanno scendendo. Questo è un comportamento RECESSIVO.
I mercati sono bravissimi a nascondersi le grandi verità fino a che non possono evitare di vederle.
E si può continuare a nascondere questa situazione dietro la “ferma volontà” della FED di tenere i tassi a zero. Se l’economia si riprendesse in modo sano, i tassi non potrebbero essere a zero. Nei prossimi mesi i mercati, che sono gli unici ad avere sempre ragione, decideranno chi deve uscire dal Mondo delle Fatine Rosa e chi deve tornare alla realta: o siamo in ESPANSIONE, e allora le borse possono continuare a salire ma i bonds cominceranno a scendere (cioè i tassi a salire); o siamo in un DOUBLE DIP RECESSIVO, e allora la bolla della leva finanziaria scoppierà e le borse saranno le prime a risentirne duramente.
Questo è il secondo grafico: la percentuale di titoli (sempre del NYSE: ma se centro l’analisi sul mercato USA è perchè tutto parte da qui) sopra alla media a 150 giorni. L’azione degli ultimi mesi mostra DETERIORAMENTO. Anche sui nuovi massimi dell’indice, la percentuale di titoli sopra alla media a 150 giorni è stata decrescente e in calo rispetto ai massimi del 2010. Questo significa che il rialzo ha coinvolto e sta coinvolgendo un numero gradualmente decrescente di titoli. L’esatto speculare di quanto accadde fra ottobre 2008 e marzo 2009 e che portò alla chiara individuazione di una divergenza rialzista, una fase di accumulo. Il contrario di accumulo si chiama distribuzione. La situazione attuale visibile sul grafico, rispetto alla posizione delle medie, ricorda molto quella di gennaio 2010: una fase di calo che portò a un minimo (febbraio 2010), seguito da un rally di poco più di due mesi e da un forte declino successivo. La differenza tra le due situazioni sta in quanto mostrato nel primo grafico. Nel 2010 il livello di indebitamento era alto ma sostenibile, come nel 1998 e nel 2006. Ora siamo dove siamo. Se la storia si ripetesse, mettendo indieme tutti i pezzi del puzzle individuati in questo 2011 (spinte cicliche, statistiche, proiezioni, sentiment), potremmo ipotizzare che le borse siano alla vigilia di un minimo intermedio (adesso o più probabilmente in area 1300-1250 S&P), seguito da un rally a nuovi massimi estivi, con contemporanea correzione al ribasso dei mercati obbligazionari dagli attuali livelli, ormai vicinissimi all’ipercomperato tattico.
Le borse, S&P500 e DAX:
I bonds, Bund10y e Tbond10y:
Si nota dai grafici come i bonds siano entrambi in ipercomperato e vicini a una giuntura di vendita di medio/breve, mentre le borse dal canto loro siano in un ipervenduto di posizione (vedi il Pressure Indicator in basso sui grafici), con una volatilità bassissima. Intanto il bilancio 2011 continua a essere molto modesto: si comprende perfettamente il successo delle iniziative commerciali delle banche italiane, che offrono a rischio zero ciò che nessun gestore è in grado di garantire, un ritorno positivo netto sopra il 3%. L’ottimismo a oltranza è un atteggiamento mentale, non è una strategia. Il grafico finale, quello sui cui forse più di ogni altro vale la pena riflettere, è quello tra S&P500 e Oro. Il ratio adesso vale 0.866 (1331:1536=0.866). Il ratio è in discesa, cioè l’Oro – guarda caso, dal 2001 – si continua ad apprezzare sulla borsa USA. Ma in questi 10 e passa anni pochissimi hanno parlato bene dell’Oro, moltissimi invece hanno (stra)parlato bene della borsa. Fino a che il ratio non tornerà sopra 1, fino a che cioè l’S&P500 non varrà più di un’oncia d’oro (facilissimo da tenere a mente e da controllare, fra l’altro), qualunque rialzo della borsa USA sarà intrisecamente da guardare con enorme sospetto. Sotto 0.83, è allarme rosso.
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Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.