Apple vale 467 USD e continua ad essere un’azienda valutata dal mercato in termini di capitalizzazione come il PIL di una nazione di medie dimensioni. Con una parte delle azioni Apple in circolazione si potrebbe acquistare a prezzi correnti l’intera borsa italiana.Tecnicamente, il calo da 700 ha trovato una sua base intorno a 400 e ora il titolo è in una terra di nessuno. Sotto 450-430 ritornerebbe probabilmente sotto i minimi di metà anno e si dirigerebbe almeno al dimezzamento dai massimi (350); sopra 500-510 potrebbe godere di impostazione favorevole e tornare verso 600.
Apple cerca di continuare a stupire con i suoi nuovi prodotti che appaiono all’utente medio in gran parte semplici upgrade di quelli precedenti, ma comincia ad apparire (osservazione, sia chiaro, a titolo personale) come un grande mago con trucchi un po’ agée: lo spettacolo è divenuto routine, non c’è più lo sbalordimento di un tempo. Apple sta cambiando pelle e sta diventando quello che tutti i giganti dell’innovazione prima o poi, inevitabilmente, diventano: una grande azienda ciclica in un settore maturo.
La Tesla Motors è un’azienda californiana di Palo Alto che produce macchine oggettivamente splendide e mai viste prima: bolidi elettrici ad altissima tecnologia, che viaggiano (noi persone comuni possiamo solo immaginare la sensazione) con erogazioni di potenza assolutamente lineari, nel silenzio motoristico assoluto. E non un goccio di benzina. Niente emissioni nocive. Piacere allo stato puro.
Il titolo Tesla è salito nel 2013 da 32 a 183 USD, quindi si è quasi sestuplicato. Ora Tesla, che occupa 3000 persone e che finora non produce utili, capitalizza oltre tre volte la Fiat e quasi come Generali. So che non è un metro di paragone omogeneo, ma è solo per rendere l’idea dei limiti a cui si spinge la creatività predittiva dei mercati in presenza di stimoli adeguati.
La domanda che tutti si fanno parlando di Tesla è se possa o no essere la “nuova Apple”. Al di là del dovuto riconoscimento alla genialità dell’idea e alla bellezza del prodotto, il paragone è difficile in quanto le auto, se si possono chiamare tali, di Tesla costano tantissimo e devono essere supportate da strutture (colonnine di rifornimento elettriche) e servizi presenti solo in pochi paesi. Tesla, quindi, a differenza di Apple è un prodotto di élite destinato nel futuro prossimo a restare tale, almeno nell’accezione attuale.
Il punto è se abbia senso che molte persone accettino di investire la maggior parte del proprio capitale a tassi reali (rendimento meno inflazione) negativi, mentre dall’altro si affannano alla ricerca della “nuova Apple”.
La realtà è semplice ed è che tutto quello che ha a che fare con i mercati è essenzialmente un tentativo di “battere il tempo”. Quando si cerca il titolo vincente, quando si cerca di vendere sui massimi o di comperare sui minimi o quando si fa trading, forse non lo si realizza coscientemente: ma quello che si cerca di fare è “battere il tempo”.
Il tempo è l’asset di gran lunga più importante che abbiamo nel nostro arsenale di investimento. Il problema è che nessuno di noi ne ha abbastanza, oppure che quando ne abbiamo non sappiamo come sfruttarlo.
Ipotizziamo per un attimo, per gioco, di avere ancora 200 anni da vivere, 200 anni in cui possiamo investire i nostri soldi, e iniziamo col comperare la cosa più conservativa possibile: 20’000 EUR di obbligazioni statali a lunga scadenza, tra i 10 e i 15 anni, che rendano – diciamo – il 5,5% (un tasso medio storicamente realistico), reinvestendo ogni anno nella stessa obbligazione gli interessi. Al 5,5% di interesse composto, il capitale si raddoppia in 13 anni. Durante ogni periodo in cui il capitale raddoppia, la vita va avanti e qualcosa si mette da parte: ipotizziamo di riuscire ad aggiungere 10’000 EUR di risparmi ogni 13 anni (circa 800 all’anno).
In questo modo, alla fine dei primi 13 anni si avranno 40’000 EUR, più i 10’000 che si sono risparmiati: quindi i 20’000 EUR iniziali saranno diventati 50’000. Alla fine dei 13 anni successivi, si avranno 100’000 EUR + 10’000 di risparmi, quindi 110’000 EUR. Reinvestendo sempre allo stesso tasso, dopo 13 anni si avranno 220’000 + 10’000 = 230’000 EUR. Quindi, 39 anni dopo il primo investimento (meno del periodo lavorativo minimo che serve per andare in pensione), i 20’000 EUR investiti saranno diventati 230’000.
Si saranno perse al massimo alcune ore – in quasi 40 anni – dietro ai propri soldi. E non si saranno mai guardate (e sofferte) le variazioni di borse, oro o altro. Alle fine dei successivi 13 anni si arriverà a 460’000 EUR, più i soliti 10’000: totale 470’000. In 200 anni ci sono 15,3 raddoppi. Fate i conti. Per la fine del 200simo anno non sapremmo nemmeno cosa fare con i soldi. Il tutto con un rischio minimo, un tempo dedicato minimo e un tasso di risparmio minimo. Dal 2000 ad oggi gli indici azionari hanno generato rendimenti medi annui, al lordo delle tasse ed esclusi i dividendi ma anche i costi, fra il -4,5% (Italia) e il +3% (Emergenti), con perdite massime oltre il -50%. Ma allora perché tutto questo interesse sulle borse, che nel portafoglio dell’investitore spesso creano molta più volatilità che efficienza?
Avendo abbastanza tempo, anche senza investire in borsa saremmo ricchi: garantito. Non dovremmo sprecare una marea di tempo prezioso cercando il titolo giusto, o il settore giusto, o il fondo giusto. Dovremmo solo usare il nostro asset più importante: il tempo. C’è solo un problema: nel mondo reale non si vive 200 anni. La maggior parte delle persone che operano sui mercati sono – o, peggio, si sentono – fuori tempo. La conseguenza è che aumentano la loro aggressività nei confronti dei loro investimenti e sprecano un numero incredibile di ore e di energie nervose cercando di “battere il tempo”, che è il reale scopo ultimo di tutto ciò che – sul piano emotivo – ha a che fare con i mercati. Bisogna trovare la “nuova Apple”: e solo se la si trova e se ci si mettono su abbastanza soldi, allora si è riusciti a battere il tempo. Questa è una semplice piccola provocazione, ma neanche tanto… l’alternativa c’è: se si parte abbastanza presto, o se si insegna ai propri figli o nipoti a partire presto, ci possono essere diversi decenni da sfruttare ma solo e soltanto con un piano razionale e una grande perseveranza.
Post scriptum: Sir John Templeton sosteneva che uno dei target naturali per un titolo era la moltiplicazione per 8 del minimo, il che porrebbe il target di Tesla intorno ai 200 USD.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.