Molti, tra cui il dotto Fugnoli (di cui allego sotto la sempre interessante nota “FRAU DOKTOR M”), sostengono che la scelta europeista della Germania è irreversibile e che quindi Frau Merkel sostanzialmente dice e fa cose giuste, ma in un modo che i mercati non capiscono e non gradiscono molto. Di fatto, dal mio segnale di “profit taking” del 19 Aprile ad oggi di cose ne sono successe sui mercati, ma sulle strade e nei negozi non si respira ancora un clima di crisi, per fortuna.
Se questo presupposto è vero, quella che si è ceata sui mercati obbligazionari governativi tedesco (Bund) e francese (OAT) è una bolla di proporzioni enormi, specie per le scadenze fino a tre anni che praticamente – dedotte commissioni e gabelle varie – hanno rendimento reale ampiamente negativo. Di fatto, udite udite, chi acquista Bund a uno-due anni oggi PAGA IL GOVERNO TEDESCO PERCHE’ GLI TENGA I SOLDI. Quindi, valuta l’opzione “liquidità assoluta” o “soldi sotto il materasso” un rischio. Questo è un comportamento giustificabile solo in due casi: (1) una forma di isteria collettiva e di comportamento irrazionale (e – diciamolo – negli ultimi anni non sarebbe la prima volta…); (2) una decisione unilaterale di Germania e/o Francia di uscire dall’Euro, con conseguente crisi di portata inimmaginabile.
Quindi, di fatto, o ha ragione la corrente di pensiero rappresentata da Fugnoli e la Merkel abbaia ma non morde – nel qual caso il Bund e l’OAT a breve a questi prezzi sono follia pura – o hanno ragione i compratori di Bund e OAT e quindi la crisi è imminente. Come dicevano i latini, “tertium non datur“, non c’è una terza possibilità.
In questo scenario, si inserisce il dollaro, o meglio l’Euro, da tempo in crisi contro quasi tutte le valute. Venerdì scorso, nel tardo pomeriggio, le banche centrali sono intervenute a sostegno dell’Euro e dell’S&P: non se ne è parlato tanto, ma chi frequenta i mercati sa cogliere bene il senso e la tattica/timing di certi movimenti. L’intervento si è ripetuto ieri. Messaggio: le banche centrali NON VOGLIONO CHE SUI MERCATI SI DIFFONDA ULTERIORMENTE IL PANICO. La scelta di intervenire su determinati livelli (1.22 Euro/Usd, 1060-1040 S&P) non è certo casuale. A questo punto, la Grande Questione aperta è se questi interventi avranno successo e porteranno a una stabilizzazione/reazione i mercati.
Due interventi in così poco tempo sono un segnale forte e fanno propendere 75%-25% per l’ipotesi di una reazione di 2-4 settimane, che in un contesto di mercato difficile e nebbioso come questo rappresenterebbero non tanto una “occasione di acquisto” – se non forse per i traders – quanto una fulgida opportunità di scarico della parte più rischiosa del portafoglio in area 20500-21000 SP MIB e 1130-50 S&P500, per chi fosse troppo investito, in attesa di schiarite. Questo è il 75%: il 25% invece prenderebbe corpo se questa settimana non vi fosse seguito alla reazione di ieri e ci fosse la rottura di 1040-1020 S&P in chiusura. In questo caso, 1090 diventerebbe tetto importante e 950 potrebbe arrivare a brevissimo.
Una nota sull’Euro/Usd. Il grafico qui sotto mostra come – dal 1987 (serie interpolata con il Usd/Dmk) ad oggi – le quotazioni si siano mosse per l’80% del tempo nella fascia 1.00-1.40 (fulcro: 1.20). Le uniche eccezioni sono il minimo del 2000-2002 e il massimo 2008-2009. L’RSI mensile è sotto il 20, le quotazioni sono a contatto con la seconda standard deviation e lo scostamento negativo degli ultimi mesi (istogramma blue e rosso) è al -20%, da dove in passato l’Euro ha sempre reagito. Personalmente, mettendo insieme il tutto, su una reazione della borsa uscirei dall’equity espressa in Usd, che tra l’altro da inizio d’anno è ancora positiva se si ragiona in Euro.
Termino con una promessa importante. Sto esaminando studi internazionali basati su correlazioni demografiche, cicli sociali e industriali e come tutto ciò impatti sui Megatrend dei mercati, non solo azionari. La materia è di un interesse a dir poco enorme e ciò che ho visto finora è come un gorgo di dati, teorie e statistiche perfettamente coerenti e correlati tra loro, anche se slegati all’origine, che girano intorno a un mulinello centrale, sempre lo stesso, fatto di date – 2014, 2018, 2025 – e di grossi, indilazionabili problemi. Ne parlerò trattando l’argomento con cautela e decisione, appena ne avrò totale padronanza, inserendolo in una “Socio-Financial Long Term Perspective”.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.