I banchi di sabbie mobili hanno un aspetto ingannevolmente stabile (appaiono come sottobosco o terreno aperto), ma possono intrappolare i personaggi più imprudenti: i mercati finanziari restano, per l’investitore, sabbie mobili, anche dopo gli ultimi eventi. La speranza e le ipotesi appartengono difatti al campo dell’immaginario; i numeri e le statistiche a quello del reale.
Esempi concreti: la SPERANZA che l’avvento di nuovi governi in Italia e Spagna potesse portare alla fine della crisi dell’Euro e dell’Eurodebito e l’IPOTESI che questo potesse significare un rovesciamento stabile del trend appartengono – almeno per ora – al campo dell’immaginario. Non perché ciò non si possa verificare: semplicemente perché era condizione NECESSARIA ma NON SUFFICIENTE perché si mettesse in moto un meccanismo virtuoso che comunque richiederà assunzione di decisioni e tempo per metterle in pratica. I numeri e le statistiche dicono invece che, al di là di un ovvio (anche qui: instabile, comunque necessario ma non sufficiente ad evitare un aggravarsi della crisi) ridimensionamento dello spread, nulla è cambiato e le economie europee – come ampiamente previsto fin da Giugno dal Barometro Economico – sono in completo impasse, soffocate da una tempesta perfetta formata da rallentamento economico, crisi di fiducia, crisi occupazionale, restringimento del credito e crollo della velocità di circolazione della moneta. La differenza fra questa crisi e quelle precedenti, come altre volte detto, consiste nella impossibilità e sostanziale inutilità, per le banche centrali, di ricorrere alla leva dei tassi, già completamente sfruttata e – come provano la lunghissima recessione giapponese e l’attuale caso americano – inefficace in casi simili. La prova ultima dell’inefficacia di azioni di politica monetaria è la necessità di creazione di fondi nazionali (TARP) e sovranazionali (EFSF), elargitori di quella liquidità che ormai non circola più per canali usuali.
Levate le illusioni, partiamo quindi dai dati. L’ultima settimana è finita con un segno negativo e a ridosso dei minimi settimanali e delle ultime 20 sedute per quasi tutto ciò che ha un mercato: indici di borsa, commodities (CRB, petrolio e oro), Bund tedesco, BTP, Euro. In contrasto con questo dato, che dovrebbe indurre alla prudenza, sulla maggior parte dei media si è notata una frenetica “ricerca dell’opportunità” e del “cosa comprare dopo la grande paura”. L’analisi deve essere centrata sul vedere se questo atteggiamento da “lista della spesa” ha senso e – nel caso – dove.
Borse – I miei Tre Cavalieri hanno svolto il loro compito. Mandati in avanscoperta, hanno PERFETTAMENTE IDENTIFICATO l’area di rischio, generando, uno dopo l’altro, prima i SETUP e dopo i SEGNALI DI USCITA. La situazione attuale – a venerdì sera – è riassunta nella tabella.
Manca di fatto solo un completamento di setup sul Dax, che con ogni probabilità, vista la costruzione dell’indicatore, arriverà questa settimana. E’ essenziale sottolineare come tutto questo appartenga a un ordine delle cose dei mercati assolutamente identificabile, anche se – come ovvio – mai con esattezza puntuale. Post del 29 Agosto 2011, “IL RITMO INTERIORE DEI MERCATI“: “In base a quanto detto, la sintesi tecnica – in termini di COMPORTAMENTO PIU’ PROBABILE – è la seguente: le borse stanno formando un ”panic low” di breve periodo (tra ora e metà Settembre – a meno di veri disastri – è atteso il rigiro al rialzo del mio indicatore di momentum): questo minimo, tuttavia, va compreso bene, in quanto non è OPPORTUNITA’ DI ACQUISTO IN UN UPTREND ma UPLEG DI REAZIONE IN UN DOWNTREND, quindi va approcciato con la massima cautela e disciplina; […..]; il successivo ”turning point” tecnico di breve delle borse è previsto fra metà Ottobre e fine Novembre: e sarà un SELL, anche alla luce del fatto che – allo stato attuale – secondo i modelli matematici tutti i mercati azionari sono in Bear Market, sia top-down (indici) che bottom-up (breadth dei singoli titoli). Anche le economie, in accordo col modello già pubblicato sul sito a inizio trimestre, sono in piena fase di contrazione.”
Va aggiunto che gli indici azionari, che nelle ultime tre settimane si sono mossi in apparente lateralità, causa l’attenzione giustamente concentrata sui bonds, sono stamattina a ridosso si supporti quantitativi piuttosto importanti, alcuni dei quali già rotti (15000 FTSE MIB, 2220 ES50, 5780 DAX, cui aggiungo, da osservare nel pomeriggio, 1209 S&P, 2567 NASDAQ, 11676 Dow). Una rottura confermata di questi livelli sposterebbe al RIBASSO il trend di breve (vedi specchietto sopra) e porrebbe ulteriori ostacoli e ulteriori rischi alle borse. L’analisi interna del mercato resta di una povertà assoluta, con meno dell’1% dei titoli italiani e poco piu’ del 5% dei titoli europei qualificati dal modello come positivi. Letture sempre negative ma lievemente migliori (15%) sul mercato USA, che in questo contesto resta sicuramente la scelta meno pericolosa tra i mercati azionari.
In questo contesto negativo, che – deve restare chiaro – è il contesto prevalente fino a prova contraria, vi sono due elementi a supporto, uno ciclico e uno stagionale. Quello ciclico è rappresentato dal momentum mensile, che, come spiegato nel post “OSSERVAZIONI TECNICHE DAL FRONTE OCCIDENTALE“, è molto basso e con una tendenza a salire, che rappresenta, in questo momento, l’unico appiglio tecnico. Il contesto stagionale è noto e va dalla statistica estremamente positiva per i mesi Dicembre-Gennaio, alla notevole frequenza di un rally di Natale, che spesso parte da un minimo di fine Novembre-inizio Dicembre. La situazione sulle borse resta quindi con un bias tecnico prevalente negativo, parzialmente controbilanciato da un bias ciclico-stagionale favorevole che però acquista forza solo da inizio Dicembre in poi. L’ultimo minimo del momentum settimanale è a inizio Settembre, quindi (dato il ritmo di 2,5-4 mesi tra massimo e massimo e minimo e minimo del momentum) l’ipotesi che questa discesa porti a un minimo prenatalizio con conseguente “window-dressing rally” è plausibile.
In questo contesto, vi è comunque la quasi assoluta certezza che – almeno fino a fine Dicembre – l’algoritmo che regola l’Investitore Disciplinato continuerà – come sta facendo da molti mesi – a restare alla larga dalle oscillazioni delle borse.
Bonds – Qui la situazione è a un punto morto. I debiti pubblici che rendono qualcosa scottano come kryptonite: rendono, ma bastano un paio di sedute ad annullare tutto l’effetto-carry della cedola, in più ottengono l’effetto psicologico (insicurezza e paura) contrario a quello che dovrebbe essere un investimento obbligazionario. I debiti pubblici “sicuri” (ammesso che ve ne siano) hanno rendimenti reali ampiamente negativi, quando addirittura rendimenti finanziari negativi (è il caso dei bonds tedeschi a breve): aggiungete qualche costo di transazione e valutate la convenienza. I corporate bancari sono generalmente scambiati con la volatilità di un indice azionario e con rischi di illiquidità infinitamente superiori. I corporate non bancari – che, alla pari dei bonds tedeschi e olandesi sono stati i beneficiari assoluti del fly to quality fuori da una marea di altri investimenti – viaggiano a prezzi di pura affezione e sono chiaramente portatori, agli infimi rendimenti attuali, di un rischio intrinseco elevatissimo. Lo stesso dicasi degli high yield, tanto sbandierati ma a mio avviso per ora – specie quelli europei – assolutamente rischiosi e lontanissimi da una logica “bond”, specie se lo scenario economico negativo dovesse perdurare. Tra l’altro, high yield e convertibili sono storicamente correlati al mercato azionario.
Resta poco altro. Le commodities non rappresentano per l’investitore normale un reale asset e del resto anche il CRB Index e il petrolio hanno un andamento tutt’altro che rialzista negli ultimi mesi. L’oro sta vivendo un momento di normale assorbimento degli eccessi emotivi che lo hanno circondato negli ultimissimi mesi. Il dato di fatto è che l’oro resta la valvola di depressurizzazione delle tensioni finanziarie: quindi, visto che le tensioni persistono, l’impalcatura rialzista dell’oro persiste. Che non esploda immediatamente è normale, visto che anche Paulson ha annunciato di essere uscito di una percentuale consistente del suo investimento. Va notato che (1) il mercato ha evidentemente assorbito una vendita importantissima in modo egregio e (2) Paulson ha detto che ha liquidato una parte del suo investimento: se non ci credesse più, lo avrebbe liquidato del tutto. L’oro è in un ampio trading range: ma questa lateralità, in un trend rialzista, si rivela più spesso riaccumulativa che distributiva.
La conclusione dell’analisi è che “There’s no hurry to buy anything”, non c’è fretta di comperare nulla. E’ chiaro che in questo contesto di sabbie mobili, percepito a pancia – quando non a testa – dall’investitore, ogni movimento – specie eccessivo – ha l’effetto opposto a quello voluto: fa sprofondare. La liquidità remunerata di tante offerte bancarie rappresenta una specie di paradiso, con rischi, sotto forma di concentrazione del rischio-emittente (anche un conto in banca difatti è un prestito), controbilanciati dalla garanzia governativa sui depositi fino a 100’000 EUR.
L’INVESTITORE DISCIPLINATO, che usa un portafoglio molto semplice, resta posizionato come nei mesi precedenti (ricordo che è fuori dalle borse da tarda primavera):
– al 12,5% in Oro espresso in USD, con uno stop a 1623 e un raddoppio della posizione (dal 12,5% al 25%) a 1830;
– al 25% in Bund 10 anni, con uno stop a 133,80;
– al 62,5% in liquidità.
Termino toccando il VERO argomento-principe del mercato, cioè l’EURO e la sua sopravvivenza, attraverso due opinioni autorevoli:
Ellis Island – di Alessandro Fugnoli
AMR intervento – “Può l’Italia uscire dall’Euro?”, intervento alla Fondazione Roma di Antonio Maria Rinaldi, autore dell’interessantissimo pamphlet “Il fallimento dell’Euro?”
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.