L’amore totalizzante che porto per i film di Nanni Moretti causa in me una doppia distorsione: da un lato mi impedisce di essere obiettivo, dall’altro mi porta all’ipercriticismo. Personalmente, amo Moretti arrabbiato, tagliente, cattivo (in primo luogo con se stesso) e intimista: quello di “Bianca”, “La messa è finita”, “Palombella rossa” e anche del sottovalutato “Caimano”. Quindi, il mio giudizio su “Habemus papam” nasce più che mai imperfetto: e anche il voto nasce dal mix tra l’idea – geniale – di un papa che ha il sublime coraggio di rifiutare il suo ruolo, vera mosca bianca in un mondo di gente che si appropria di ruoli senza averne meriti né capacità, e alcune scivolate di tono superflue, anche se commercialmente gradevoli. Il film è in ultima analisi un apologo sul senso d’inadeguatezza e sulla forza della rinuncia, originale nel concept, creativo nella realizzazione, a tratti emozionante nella visione, specie quando il neopapa Michel Piccoli (splendido) attraversa, vestito come il Sordi di “Un borghese piccolo piccolo”, Roma e con essa la vita reale dei fedeli che lui stesso dovrebbe guidare. Moretti, borghese colto e iperintelligente, ex(?) anarchico pervaso di cultura cattolica, riesce nel film a far provare simpatia per i cardinali del conclave come credo nessuno abbia mai fatto: e di questo gli va reso onore. “Habemus papam” è un ottimo film di mestiere, con un’idea eccellente, interpreti azzeccati e una bella sceneggiatura. Ma anche con tutto il gioco di rimandi e citazioni (Melville, il cardinale che diventa papa, è omonimo dell’autore di “Moby Dick” ma anche di uno dei più grandi registi francesi della “Nouvelle vague”; l’attore pazzo recita Cechov, padre della psicanalisi teatrale) non c’è sufficiente motivo, a mio parere, di gridare – come hanno fatto diversi critici – al capolavoro. Il fatto che questo succeda, va in ultima analisi (e giustamente) a discapito del livello medio attuale del cinema.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.