QUADRO RIEPILOGATIVO DEI LIVELLI – 18-22 APRILE 2011 (pdf)
Sulla seconda pagina del “QUADRO RIEPILOGATIVO DEI LIVELLI“, quella relativa al trend mensile, è visibile in una colonna sulla sinistra la variazione percentuale di ciascun asset dall’inizio dell’anno. Ad oggi, la media degli assets azionari (ETF e indici) è -0.6%, quella degli assets obbligazionari è -0.8% mentre quella delle commodities (asset class decisamente marginale nei portafogli della stragrande maggioranza degli investitori e quasi assente dalla maggior parte delle strategie di allocazione del risparmio gestito) è +2.3%. Questi numeri, certo non eclatanti, non lasciano sereno l’investitore, che palesa fiducia ma si sente intrappolato: l’investimento-principe (i bonds) appare assai dimesso, fra la certezza di rialzi dei tassi che – partendo dai livelli minimi storici – creeranno nei primi 12-18 mesi del rialzo un carry trade insufficiente a mantenere il potere di acquisto reale, e potenziali riesplosioni delle tensioni sui debiti sovrani. L’alternativa per eccellenza ai bonds, l’equity, negli ultimi 13 anni – dati alla mano – ha avuto una resa reale negativa (fatta eccezione per gli emergenti) con una volatilità mostruosa: “Investimento Imperfetto” per definizione, paragonabile a un’auto che consuma tanto, va forte ma solo a scatti, ha una pessima tenuta di strada e si rompe spesso. Per di più, il ciclo non è certo fresco, anzi ha appena passato i due anni, il minimo fu Marzo 2009 e ora il mio modello ciclico è in piena Fase 3, con l’equity in stadio avanzato e su cifre da record: Dax e S&P viaggiano intorno al +100% dai minimi in 25 mesi. La terza asset class, le commodities, è forse quella piu’ intrigante (insieme alle valute): ma è esoterica, velenosa, richiede soprattutto una consapevolezza fattuale sui concetti di volatilità, rischio e rendimento che non è certo dominio comune. Diciamo che per un attimo la teniamo fuori dai giochi. Ecco quindi che per l’investitore medio il quadro 2011 che si dipana finora è ben rappresentato dal -0.3% attuale del Benchmark 50-50 (50% equity e 50% bonds): anno semiletargico, di un sonno non tranquillo ma disturbato da incubi (crisi varie) e rumori (volatilità). Bravo è quindi chi ad oggi nelle proprie gestioni ha davanti il segno più: inutile chiedere miracoli che il mercato per ora non può assecondare. Nella sua ultima nota, Fugnoli (Campioni e gregari, pdf) paragona il 2011 a un tappone di trasferimento, da una zona di grandi salite e discese (2007-2010) al prossimo doppio turnaround, ciclico e delle elezioni USA, nel 2012. La logica, pertanto, vorrebbe una continuazione della sovraperformance delle azioni sulle obbligazioni, come è giusto in questa fase del ciclo, con un portafoglio obbligazionario fra il corto e il cortissimo: il tutto concentrato sulla valuta domestica (Euro), visto che fra le altre principali valute le alternative latitano. Aggiungo che, sul mio modello di allocazione, la asset class migliore restano i bonds ad alto rendimento (high yield), seguiti da convertibili e – a distanza – da equity europea, liquidità, bonds a breve. Ma c’è un messaggero silenzioso che io da anni continuo ad ascoltare e che per il momento non smette di mandare un segnale di allerta: l’oro. L’oro a nuovi massimi contro Usd vuole dire tanto e niente: certo imbarazza, se è vero come è vero che – pressato dal senatore USA Ron Paul (attenti a questo nome: se si presentasse alle primarie USA potrebbe essere una “wild card”) – il capo della FED Ben Bernanke ha candidamente (?) ammesso di “non comprendere appieno i movimenti di prezzo dell’oro”. Eufemismo. L’oro è l’asset class più forte dal 2000 in poi e lo resterà fino a che non comincerà a indebolirsi non tanto e non solo in termini assoluti, quanto soprattutto contro i suoi antagonisti naturali: borsa, bonds, commodities, cioè contro gli altri assets. La cosa è ben lontana dal verificarsi, come evidenzia questo grafico che mostra l’oro a confronto, appunto, con i suoi antagonisti nel lungo periodo.
Si nota chiaramente dal grafico che la fase 1980-2000 (deflazione e rialzo delle borse) è stata di fatto una fase di sottoperformance dell’oro contro gli altri assets. La situazione si è rovesciata dal 2000 in poi e il trend rialzista dell’oro è ancora in atto. Il messaggero ha parlato molto chiaro: è stato poco ascoltato, semmai. Ora il messaggero è tornato silenzioso. Nel suo ratio contro la borsa USA è in fase di stallo da un paio di anni, come si vede dal riquadro sul grafico. Allo stesso tempo, la borsa USA è in situazione contrastata nei suoi ratio di lungo: al rialzo contro bond, neutra-calante contro CRB, nella situazione che sappiamo contro oro.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.