E’ noto a tutti che gli italiani (in quanto privati) detengono ormai solo il 6% del debito pubblico. Il resto è in mano a fondi, assicurazioni, fondi pensione, banche, BCE ed enti sovranazionali. E’ noto che il nuovo governo italiano abbia chiesto un aumento della spesa (deficit) per far ripartire l’economia del paese. La BCE insiste affinché l’Italia faccia il contrario. L’impasse ha riportato l’economia dell’Italia al centro della scena. I mercati non sembrano gradire: ma non da ora.
Ecco due grafici e qualche dato che danno la misura della situazione italiana.
Perché l’Italia è in questa posizione deprimente? Il nuovo governo italiano ha inquadrato i problemi economici del paese come il risultato dell’Euro e dell’imposizione dell’austerità dell’Eurozona sull’Italia. L’implicazione è che un maggiore disavanzo pubblico e forse anche l’abbandono dell’Euro allevieranno i problemi economici dell’Italia.
Sebbene l’Euro non sia stato un amico per l’economia italiana, guardando ai numeri poco altro di quello che la politica italiana ha fatto negli ultimi decenni è stato di grande aiuto.
Qualche dato sull’Italia, estrapolato da fonti esterne e siti di statistiche economiche:
- Deficit di bilancio ininterrotti da 30+ anni
- 4° rapporto Debito pubblico/PIL più alto del mondo
- 5° economia a crescita più lenta del mondo dal 2000 ad oggi
- 2000-2016: +1% totale di crescita (totale, non all’anno)
- Peggio: solo Yemen, Zimbabwe, Grecia e Rep. Centrafricana
- Cina +325%, USA +33%
- Mercato del lavoro in calo complessivo da 10+ anni
- 10° livello più alto di NPL (prestiti non performanti) del mondo
- Austerità? Spesa sempre in aumento sia a livello assoluto che pro capite dal 2010
- Deficit/PIL > 33% rispetto alla media UE
- BCE primo acquirente netto di debito pubblico italiano
- Italia: terzo maggior beneficiario del QE dopo Giappone e Svizzera
- 5° maggior onere fiscale al mondo
- 2° livello di tasse sui salari dei paesi sviluppati
- 79° al mondo per libertà economica (2° peggiore tra i paesi sviluppati)
- 49° al mondo per la competitività
- 45° al mondo per il business
- 47 anni di età media: i più alti del mondo con Germania e Giappone
- Peggior rapporto al mondo tra lavoratori e anziani pensionabili: 1.5
L’Euro non ha aiutato l’economia italiana. Non lo hanno fatto nemmeno i livelli extra di regolamentazione che derivano dall’essere nell’UE e nella zona Euro. Tuttavia, questi fattori hanno solo esacerbato i problemi economici sottostanti dell’Italia, non li hanno causati. La recente inclinazione di molti critici dell’Eurozona a condensare la totalità dei problemi dell’Italia sull’Euro e sull’austerità non considera il vero punto critico.
Il consenso generale è che una vera crisi non ci sarà perché “non conviene a nessuno”. Vero. Ma Borsa e BTP sono da mesi al ribasso e sono su un frangente tecnico critico, sotto il quale le tensioni potrebbero entrare in fase di forte (anche se magari solo momentaneo) disequilibrio. Per quanto si possa guardare con interesse e simpatia (nel senso etimologico del termine di “condivisione emotiva”) al progetto e ai suoi obiettivi (teorici), i numeri dimostrano che con le parole siamo a zero. L’unica cosa che non è sul tavolo nelle attuali trattative tra la BCE, la UE e Italia è l’unica cosa di cui l’Italia ha disperatamente bisogno: un piano per renderla economicamente competitiva di nuovo.
Sono il creatore del Composite Momentum e di numerosi altri modelli quantitativi e indicatori di analisi tecnica. CSTA (Certified SIAT Technical Analyst) e MFTA (Master of Financial and Technical Analysis), il livello più alto riconosciuto dall’associazione mondiale IFTA. Vincitore di premi, tra cui il John Brooks Award e due edizioni del SIAT Award, sono fondatore della Market Risk Management (marketrisk.it), società leader nei servizi di advisory indipendente (cicliemercati.it). Attualmente ricopro cariche istituzionali all’interno di IFTA e SIAT. Per chi fosse interessato qui c’è il mio profilo completo.